Il cuore del Giappone pulsa nel corpo di un drago che freme e sbuffa mentre la sua dura scorza è dolcemente lambita da corsi d’acqua scaldati dal magma che ribolle nelle fauci. Tutte le creature assecondano con pazienza le continue sfuriate dell’indomabile bestia, che scalpita sputando fiamme, fumo e zolfo dalle grandi narici. Non tutta l’energia però vien per nuocere. Uomini e macachi hanno infatti imparato a beneficiare dei doni elargiti dall’irrequieto destriero, godendo delle proprietà terapeutiche delle acque che sgorgano dal ventre, bollenti e ricche di minerali.
I primi hanno adagiato villaggi intorno alle polle che intridono l’aria di vapore dal pungente odore di zolfo in un’atmosfera ancestrale.
Gli abitanti cuociono uova e verdure nelle pozze che ribollono, e hanno costellato le strade di bagni pubblici, detti onsen, in cui si recano per le quotidiane abluzioni. Anche qui naturalmente c’è un’etichetta particolareggiata e meticolosamente seguita. I secondi, i macachi, ogni giorno scendono dai boschi del parco Jigokudani per andare ad immergersi nelle acque calde del fiume dove incontrano una comunità umana con la quale, fingendo di ignorarsi, si osservano reciprocamente incuriositi. Anche noi ieri siamo stati parte di questo surreale momento. Macachi e uomini si muovevano sulle rive ghiaiose del fiume rubandosi fugaci sguardi mentre svolgevano pretestuose attività. I maschi controllavano il territorio da posizioni dominanti emettendo grida di sfida quando qualche incauto giovane non rispettava le gerarchie. I cuccioli di entrambi giocavano stringendo tra le mani ghiaia e bastoni, mentre le madri li richiamavano pronte se si allontanavano troppo. Alcuni, trovandosi faccia a faccia con l’altra specie, si rifugiavano intimoriti tra le braccia materne e dopo un istante coppie di occhietti vispi spuntavano dai sicuri rifugi per continuare ad osservarsi.
Comunità assai familiari nella timida esuberanza dei piccoli, nella cura genitoriale e nelle occhiate lanciate di nascosto, si fondevano pacifiche in un contesto primordiale come quello che accolse il primo comune antenato.