Migliaia di gru

Ad Hiroshima la pioggia scendeva sul volto triste della città.

Essendo mezzogiorno ci dirigiamo verso le vie centrali alla ricerca di un locale segnalato dalla guida dove assaggiare lo okonomiyaki (letteralmente “cucina ciò che vuoi”) il piatto tipico di queste parti. Prendiamo l’ascensore in un edificio anonimo che non lasciava presagire quanto avremmo trovato al suo interno. DSC_7135Quando le porte si aprono ci troviamo in una grande cucina con scatole accatastate e numerose piastre rettangolari di almeno 3 metri (teppan), che sfrigolavano rumorosamente emettendo profumi che entravano come promesse nelle narici dei clienti. Le cuoche rigiravano abilmente con spatole metalliche le frittelle ricoperte di cavolo, germogli, uova, noodles, carne o pesce.

Terminato il pasto ci rituffiamo nelle vie commerciali rigonfie di negozi, insegne luminose, maxi schermi, suoni e colori, in un’atmosfera tuttavia uggiosa e dimessa. E non poteva essere diversamente. DSC_7142Di lì a poco lo scheletro della cupola scarnificata dalla bomba atomica il 6 agosto del 1945, sarebbe apparso spettrale a rendere spaventosamente tangibile e reale una pagina di storia. A fianco il Parco della Pace, epicentro della tragedia, custodisce la dolorosa memoria, atroce quando assume il volto dei bambini perduti. Il monumento a loro dedicato è una sorta di campana sopra alla quale una bimba in punta dei piedi fa prendere il volo ad una gru di origami, simbolo di longevità. Intorno centinaia di migliaia di gru di carta variopinte stanno con le ali chiuse, schiacciate sul corpo come a non voler mai più spiccare il volo, e paiono persino scolorire nella tristezza del ricordo della vita strappata.DSC_7153 DSC_7154

La vita di migliaia di bambini e di una in particolare, Sadako Sasaki, che ammalatasi dieci anni dopo lo scoppio, voleva realizzare mille gru di origami, convinta che questo l’avrebbe guarita.

Nella Sala Nazionale della Pace l’immagine di Hiroshima dilaniata dalla bomba è impressa come il Cristo sulla Sindone, su un mosaico che riveste a 360° le pareti della sala circolare. Ogni cosa del mosaico è permeata di morte e distruzione, compreso il numero dei tasselli che lo compongono: 140 000 come le vittime della bomba atomica. Ogni tessera contribuisce con il proprio strazio a realizzare l’orrore della città spolpata, in mezzo alla quale ci si sente perduti ed attoniti. DSC_7161

Un filmato racconta ininterrottamente, come una sorta di mantra, i ricordi e i disegni dei bambini che hanno vissuto l’incubo dello scoppio, mai lenito dal sollievo del risveglio. Dopo la discesa agli inferi, con i ragazzi un po’ provati ed incapaci di elaborare tanta atrocità, “uscimmo a riveder le stelle”.

DSC_7158Il 6 agosto si celebrerà come ogni anno la cerimonia di accensione delle candele rosse in ricordo delle vittime in prossimità della Fiamma della Pace, che finirà di ardere quando al mondo non esisteranno più armi atomiche. Chissà forse quel giorno anche le migliaia di gru spiegheranno finalmente le ali per librarsi in aria.

Un omaggio al Protocollo

Vista la mia curiosità, il Prof. Takaoka mi ha portato a pranzo all’International Conference Center di Kyoto, quello dove nell’ormai lontano 1997 si è celebrata la COP3 che ha dato origine al Protocollo di Kyoto per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti.

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E’ un posto anonimo, dietro a una collina appena a nord di Kyoto, ed è pure in piena fase di ristrutturazione. Quindi la sala della conferenza plenaria non era neppure visitabile. In compenso hanno predisposto una piccola Hall of fame, che è stato un piacere fotografare.

 

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Un’esperienza inaspettata!

Il primo di agosto andiamo a Nara dove c’è la statua del BuddaDSC_7037 più grande del mondo. Dentro a Nara c’è un bosco dove ci sono tanti templi ed il più grande contiene la statua del Budda. Di fianco al Budda ci sono due statue femminili e tutto in torno tante piccole statue dei Budda generati da loro. Un po’ più indietro due statue severe sono i guardiani del Budda. Per il solo Budda hanno usato 436 tonnellate di bronzo e 130 chili di oro. Ad un certo punto il papà ci ha detto di osservare bene le narici del Budda. Infatti poco dopo abbiamo visto una colonna con un grande foro della dimensione di una narice nel quale io sono passato dentro.DSC_7035

Nel bosco e nelle strade c’erano cervi grandi e piccoliDSC_7006; alcuni mangiavano l’erba ed erano più paurosi mentre altri mangiavano biscotti che gli davano gli uomini. DSC_7068

E’ stato molto bello vedere la statua del Budda ed accarezzare dei cervi!

Luca DSC_7071

Il Budda di Nara

DSC_7026Il Budda cosmico, da cui tutto è stato creato, siede assorto in meditazione su un fiore di loto in una bolla senza tempo nel cuore di Nara, l’antica capitale del Giappone. DSC_7033Al suo fianco, feroci guerrieri armati di pennelli e pergamene annotano impietosi e scevri di ogni umana menzogna, le gesta delle anime che si presentano al quieto Dio.

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Migliaia di persone si affollano ogni giorno per vedere la grande statua e nel tempio i mercanti vendono spiritualità e chincaglierie sulle bancarelle. Il parco antistante protegge il grande Dio dall’insolenza della città circostante e come un’ostrica custodisce la sua perla più preziosa. DSC_7044Numerosi templi si dischiudono d’improvviso come tesori agli occhi di chi percorre i sentieri del parco sotto gli sguardi distratti dei cervi, guardiani in bilico sulle esili zampe. DSC_7064

 

Nara appare spezzata in due realtà distinte: un mondo senza tempo di quiete spirituale e un mondo in cui il tempo scandisce ossessivo ogni frenetica attività. I cervi, indiscussi padroni di entrambi, si rifugiano al cospetto del placido creatore, uscendo talvolta per le vie della città ad importunare gli incauti turisti che acquistano cibo per avvicinarli. DSC_7066

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