About Mario

Oltre ad occuparmi di rifiuti per mestiere, mi intrigano la mobilità ciclabile e quella elettrica. E di conseguenza il viaggiare, da cui sto diventando sempre più dipendente

Un po’ di orgoglio

Da buon pendolare macino decine di migliaia di chilometri all’anno sul treno, prevalentemente su tratte regionali con la fida Pieghevole.
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Ma muoversi sull’alta velocità per raggiungere Roma o Bologna rimane sempre qualcosa di emozionante, come tutte le cose che vogliamo sembrino ancora nuove. Nel mio ultimo viaggio sul non-stop Milano-Roma (3 ore esatte), ulteriori emozioni sono state il passaggio nella fantastica stazione Mediopadana di Santiago Calatrava a Reggio Emilia, che insieme al ponte sull’autostrada A1 costituisce un landmark di tutto rispetto. E poi la nuova stazione Bologna Centrale AV, tutta in sotterraneo.images

In un contesto storico dove si viene quotidianamente schiacciati da notizie negative e sensi di colpa su come sta declinando il nostro Paese, è bello provare ancora un po’ di orgoglio nel vedere un’opera che, sebbene con imperdonabile ritardo rispetto ad altri paesi europei, può costituire un importante strumento di rilancio della nostra povera Italia.

Un sibilo

A bassa velocità l’auto elettrica è totalmente silenziosa, si avverte al massimo un sibilo di sottofondo, che nulla lascia presagire l’arrivo di un veicolo. I costruttori hanno pertanto previsto l’emissione di un cicalino artificiale, generalmente fino ai 30 km/h, dopodiché si spegne poiché il fruscio aerodinamico e quello del rotolamento dei pneumatici iniziano a farsi sentire. Per la retromarcia, poi, sulla LEAF è addirittura previsto un forte segnale sonoro intermittente come quello dei camion.

Nonostante questi accorgimenti, è necessario fare grande attenzione quando ci si muove a bassa velocità in città, perché si osserva proprio come in quelle circostanze il pedone faccia molto affidamento sull’udito, buttandosi talvolta in mezzo alla strada senza guardare. Mano sul clacson, quindi.

Temo che l’inevitabile prezzo da pagare allo sviluppo della mobilità elettrica sarà qualche investimento in più a bassa velocità. Ma molto probabilmente compensato da meno incidenti ad alta velocità, visto che questo genere di veicoli invoglia (o forse costringe) ad una guida molto più sobria ed accorta. Quasi da mobilità dolce, insomma.

E vogliamo mettere la prospettiva di avere città, oltre che meno inquinate, anche meno rumorose?

La Rustichella

Il principale limite dell’auto elettrica e’ dato da due fattori, tra loro connessi: l’autonomia di percorrenza e il tempo di ricarica. Quest’ultimo, utilizzando una normale presa di casa, può arrivare fino a 10 ore, nel caso di batteria completamente scarica. E’ come dire che 1 ora di ricarica domestica consente di percorrere 12-15 km!image

Una possibile soluzione e’ costituita dalle colonnine di ricarica rapida, che pompando qualcosa come 50 kW, consentono di ridurre il tempo a 30 minuti. “Il tempo di una Rustichella”, come disse il simpatico Alfredo che ci ha venduto l’auto. Effettivamente questo tipo di colonnina trova collocazione ideale negli autogrill, come quello recentemente inaugurato a Lainate (Villoresi Est). L’altra sera l’abbiamo potuta sperimentare, di rientro da Milano. Tutto bene, in 20 minuti la batteria e’ salita all’80% di capacita’. Peccato solo che la Rustichella non ce l’avevano…

Verso il futuro

Venerdì 31 Maggio è arrivata, dopo una lunga attesa raccontata anche qua. Auto elettrica pura, finalmente disponibile ad un prezzo umano grazie agli importanti sconti dovuti all’imminente arrivo del nuovo modello. Sconti non pubblicizzati affatto in Italia, e su questo si potrebbe discutere.

Nissan LEAF

Ora inizia il divertimento, ovvero la ricerca di una nuova interpretazione della mobilità, intesa semplicemente come il modo più efficace di andare dal punto A al punto B. Con un’auto che ha un’autonomia, in caso di batterie cariche al massimo, di poco superiore a quella della riserva di un modello tradizionale. E naturalmente estremamente sensibile allo stile di guida, con un inquietante conto alla rovescia dei km residui che sembra sempre troppo veloce. La chiamano “range anxiety”.

Ci sono molti riferimenti web per gli utenti del modo anglosassone, mentre ho trovato poco o nulla per l’Italia. Chiunque si imbattesse per caso in questa pagina e volesse consigli e suggerimenti sull’utilizzo di un’elettrica pura come la Nissan LEAF è benvenuto, basta scrivere un commento (PS: non prendo nessuna percentuale da Nissan, è solo una passione!)

BIC 2013

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Domenica 26 Maggio, 6 gradi alle 7 del mattino, giornata strepitosa. Scorre via velocissima la pianura padana, che la puoi abbracciare tutta tanto il cielo e’ terso. Cime imbiancate sull’Appennino, ma siamo quasi a Giugno.

Abbigliamento. Camicia bianca, del matrimonio, con gemelli. Giacca grigia, casco. Cravatta fosforescente e calzettoni colorati sono invece sul Frecciarossa davanti al mio.

Un po’ di confusione nella partenza, poi pronti via con la formula tradizionale. Tutte le bici ripiegate in un grande prato, 50 m di corsa per raggiungerle, apertura e via! Altro che asfalto come promesso, una buona meta’ di ciascun giro (6 in tutto) sullo sterrato, cioe’ nel fango viste le piogge recenti.

Divertentissimo! Ehm, ci sarebbe anche quella inglese, a fine luglio…

 

Un finale col botto!

Il giorno che precede la partenza è sempre campale, soprattutto dopo una permanenza così lunga e in vista di un viaggetto non proprio all’acqua di rose. E poi ci sono tutte le ultime cose da sistemare, tipo le cartoline, gli ultimissimi acquisti di gadget del Campus, ecc. Ma questa volta ci mancava anche la cosa più importante, quella che non ci facciamo mancare quasi mai nei vari giri: la visita all’ospedale!

E fu così che il povero Andrea venne fulminato da una gastroenterite piuttosto seria, ed eccoci qua, nel reparto flebo dell’ospedale del campus, fortunatamente proprio di fronte a casa. Finito il trattamento alle 18.30, partenza per l’aeroporto di Pudong alle 19!

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Anche in questa occasione i nostri angeli custodi ci hanno assistito senza tregua, aiutandoci ad allentare l’inesorabile tensione. Grazie!

Big noses

Fino ad oggi abbiamo vissuto una quotidianità cinese tra supermercati, mense, banchi della frutta, palestre e biblioteche. Abbiamo deciso sin dall’inizio di dedicare l’ultimo fine settimana che saremmo stati qui a visitare Huangshan, patrimonio dell’Unesco. Le premesse metereologiche non erano delle migliori, infatti in quella zona pioggia, nebbia e vento dominano per la più parte dell’anno, come se la natura volesse celare la sua perla agli sguardi del mare di uomini che quotidianamente si riversano chiassosi per i sentieri del cielo. Per nulla scoraggiati (o forse semplicemente non potendo più rimandare) prenotiamo  decidendo di fissare un pernottamento in un hotel in quota a quattro stelle, perché foschi racconti locali riportavano che le categorie in Cina hanno standard molto differenti dai nostri. Partiamo domenica di buon mattino per andare a prendere il pullman in centro ad Hangzhou per poi scoprire, dopo un’ora di frenate improvvise e curve a gomito, che l’autobus si ferma nei pressi dell’università. Passato il labirinto cittadino imbocchiamo l’autostrada e case fatiscenti iniziano a sfilare ai bordi della strada, intimorite ed oppresse dall’avanzata di nuovi giganteschi mostri che si perdono a vista d’occhio nelle zone di espansione della città, così grigi e tristi che a stento si capisce se debbano essere abbattuti o se sono pronti ad inghiottire migliaia di persone nelle loro viscere.

Dopo numerosi colpi di clacson arriviamo a Tunxi, dove una giovane donna ci attende dietro un grande sorriso e un vistoso paio di occhiali quadrati senza lenti. E’ Adah, la nostra guida. Il tempo è uggioso e una volta saliti sulla funivia ci immergiamo in una coltre di nubi che come un bambino nasconde sotto le braccia i suoi tesori per renderli invisibili agli altri.DSC_3703 Un po’ scoraggiati ci scambiamo sguardi, ma nel giro di un attimo buchiamo la coltre e lo scenario cambia mostrandosi magnificente come solo di rado capita da queste parti. Siamo arrivati nella dimora degli Dei dove le vette granitiche galleggiano sul mare di nuvole, barriera impenetrabile agli occhi degli abissi sottostanti. Il sole splende terso importunando le rocce scolpite sapientemente dalla natura con quei dettagli che può dare solo chi ha l’eternità a disposizione. Pini millenari si aprono nelle fenditure come ombrelli di dame cinesi. Tutto appare eterno.

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Ci incamminiamo per visitare questo luogo accompagnati dal solito continuo mantra shuāngbāotāi (gemelli), le incessanti richieste di fare foto con i bambini e incrociando talvolta i passi curvi ed amari dei portatori barcollanti sotto il peso del bilanciere carico di rifiuti, che gli frutterà un minimo compenso.

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A sera arriviamo all’albergo. Non una topaia come paventato, ma di un lusso quasi imbarazzante e fuori luogo in quel contesto. La guida ci ha spiegato che è un “big noses’ hotel” ovvero riservato ai “grandi nasi”, appellativo per noi occidentali. Esagerato e fuori luogo…….ma ce lo siamo goduto!

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Sempre connessi… purtroppo…

Vista la situazione prima della nostra partenza, ero molto allettato all’idea di staccare la spina per un mese dalle vicende italiche. Poi, complice anche l’ampia disponibilità di connessioni wifi libere (altro elemento di superiorità rispetto a noi), non ho potuto fare a meno di comportarmi da vero italiano all’estero, alla continua ricerca di notizie nostrane. Credo però che sarebbe stato decisamente meglio l’auspicato blackout informativo, per poter ritornare in Italia e scoprire con stupore che… gulp, non è cambiato proprio nulla…

Gran finale

“Una volta visto lo Huangshan non vorrai vedere nessun’altra montagna”, recita un altro detto cinese. Ok, calma un attimo, noi abbiamo il Bianco, il Rosa, il Cervino, mica bruscolini.
Al di là dell’esagerazione, si tratta effettivamente di qualcosa di straordinario, guglie granitiche dalle forme più insolite ornate da pini marittimi sui dirupi più impensati, il tutto su un mare di nubi che le fa galleggiare nel vuoto. Gli arditi sentieri a strapiombo sul vuoto consentono delle visuali impressionanti, che sicuramente nessuna fotografia può rendere. Cielo azzurro, aria buona e finalmente una bella stellata hanno completato il quadro di questa fantastica giornata, unica nota stonata lo sfruttamento turistico eccessivo.