About Mario

Oltre ad occuparmi di rifiuti per mestiere, mi intrigano la mobilità ciclabile e quella elettrica. E di conseguenza il viaggiare, da cui sto diventando sempre più dipendente

A ciascuno le sue lobbies

Lobby dei tassisti, dei farmacisti, dei commercianti. Uno dei marchi di fabbrica della nostra Italietta, dove tutti i timidi tentativi di liberalizzazioni del settore, o di blocco del traffico nelle vie dello shopping, vengono facilmente stroncati sul nascere. Qua non te lo aspetteresti, eppure scopri che tutto il mondo è paese.

Lo sviluppo della produzione di energia elettrica da fonte geotermica, che in Giappone avrebbe enormi potenziali come già accennato qua, pare infatti essere frenato dalla “lobby” dei gestori degli Onsen, ovvero di quelle splendide sorgenti termali associate alle ryokan o agli alberghi, che sono a loro volta uno dei marchi di fabbrica del Giappone. Temono possibili ripercussioni sulla loro attività. Se ne parla ad esempio in questo articolo scientifico.

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Tanto per dare un’idea, il Giappone produce poco più della metà di energia geotermica rispetto all’Italia, a fronte di una popolazione più che doppia e di una superficie superiore del 25%. Ma soprattutto è localizzato in una delle aree geologicamente più attive di tutto il pianeta.

Il problema è che a seguito dell’incidente di Fukushima le centrali nucleari sono ancora tutte ferme. E la conseguente quota mancante di energia elettrica viene ricoperta con gas naturale di importazione, e soprattutto con carbone… Con buona pace di Kyoto e del suo Protocollo. Mi ricorda qualcosa.

Se questi sono parchi giochi……

In Giappone non si vedono molti bambini per le strade, forse perchè la scuola è appena terminata o forse perchè sono troppo impegnati a prepararsi per la società di domani dove dovranno lavorare molto duramente. Per comprendere meglio, basti pensare che da queste parti le vacanze scolari estive durano circa un mese, mentre quelle lavorative tre giorni. Si, proprio tre giorni; però quasi tutti si lasciano ingolosire e, attaccandone un paio prima o dopo, arrivano a godere di una intera settimana!

I pochi bambini che si vedono sui pullman o sulle metropolitane viaggiano spesso da soli, facendo equilibrismi per svolgere i compiti prima di arrivare a casa, tra una frenata e l’altra in prossimità di fermate e semafori.

pinoc9Nei luoghi pubblici, ristoranti, bar, centri commerciali, etc, non si vedono aree dedicate ai bambini e gli sporadici parchi giochi lasciano basiti da tanto sono desolati. Spianate di terra prive di alberi che paiono realizzate a eterno monito verso una via che non deve essere intrapresa, un po’ come il paese dei balocchi della favola di Pinocchio. Non ho mai visto bambini intrattenersi sulle scarne altalene, sullo scivolo di cemento o ancora sui copertoni parzialmente interrati che diventano infuocati nelle ore più calde, ma sono certa che se mai dovessi scorgerne uno, gli vedrei anche crescere repentinamente delle lunghe orecchie pelose da asinello.

Se queste sono le distrazioni offerte, si può stare certi che i bambini non perderanno mai di vista i loro obiettivi.

Buon compleanno Luca!

DSC_6822Il 24 luglio è il giorno della seconda e ultima parata del festival Gion Matsuri, reintrodotta per la prima volta quest’anno dopo più di 50 anni. A  fatica troviamo un posto su un muretto in prossimità di un incrocio e, abbarbicati ad un alberello, attendiamo l’arrivo dei carri. Il clima è afoso e un poliziotto con un sorriso affabile pronuncia ininterrottamente parole incomprensibili attraverso un megafono, mentre con la mano e i cenni del capo sembra benedire la folla. D’improvviso sbuca da dietro gli edifici il primo stendardo, seguito da una variopinta sfilata di uomini, donne e bambini agghindati con abiti tradizionali. Le dame a cavallo paiono bambole di ceramica e alcune bambine trotterellano al seguito nei loro abiti color pesca, attardandosi di tanto in tanto per far ruotare gli ombrellini di carta di riso. DSC_6795Dietro di loro uomini vestiti da aironi aprono le ali come ad ammonire le piccole, che ripartono leste per non esser raggiunte. Due giovani samurai, perfettamente immedesimati nel ruolo assegnatogli, proteggono impettiti tre scrigni dorati sorretti da alcuni portantini. DSC_6837

 

Infine chiudono la parata i grandi carri che avanzano lenti e pesanti come pachidermi. Piccoli pini svettano sopra le coperture e gli esili rami fluttuano nell’aria insieme alle note dei flauti e ai trilli dei campanelli. Prima che il carro giunga nel centro dell’incrocio alcuni uomini estraggono due fascine di canne di bambù tagliate verticalmente e le dispongono a terra.

DSC_6579Quando le ruote anteriori salgono sui legni, il carro viene bloccato con dei cunei. Secchi di acqua (e sapone, credo) vengono rovesciati sull’asfalto e sulle canne per ridurre l’attrito. I DSC_6806due uomini che muovono in modo ritmato i ventagli sul predellino anteriore del carro, vengono raggiunti da altri due che, come maestri di cerimonia, iniziano a dirigere le manovre. Le corde con le quali il carro viene trascinato sono repentinamente avvolte intorno al mozzo della ruota anteriore esterna. All’ordine unisono dei maestri di cerimonia, il gigante viene fatto scivolare sulle canne compiendo una rotazione intorno alle ruote posteriori. Ci sono volute circa quattro possenti spinte per fargli compiere una rotazione di 90°. Terminata l’abile manovra, il carro prosegue nella nuova direzione accompagnato dagli applausi della folla rimasta con il fiato sospeso fino a quel momento.

Dopo aver assistito a questo spettacolo unico, ci dirigiamo verso la galleria commerciale per prendere un regalo per Luca, perchè il 24 luglio è anche il suo compleanno! Essendo un bambino molto permeabile alle differenti culture, usi e costumi, ha optato per uno yukata (la versione estiva del kimono)……ed io proprio non potevo lasciarlo solo in questa sua scelta!

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Un paese all’avanguardia

Per arrivare a prendere il sale in fondo al ripiano della cucina ho appoggiato la mano contro il muro ad ovest dell’appartamento. Erano circa le sette di sera, il sole era già tramontato ed il muro era caldo, simile a quello di una stufa di ceramica che diffonde gli ultimi tepori dopo lo spegnimento.

Lampadina-a-incandescenzaE così mi sono soffermata a ripensare a quanto avevo visto negli ultimi giorni. Gli edifici dal punto di vista architettonico sono assolutamente anomini (fatta eccezione per quelli storici ovviamente) e sono talmente addossati gli uni agli altri che sembra che stringano le braccia al corpo sollevando le spalle per non urtarsi. Dal punto di vista dell’isolamento poi sono assolutamente inefficienti: muri e vetri così sottili da dover far funzionare l’aria condizionata tutto il giorno, aumentando ulteriormente l’isola di calore nelle strade dove migliaia di motori sputano incessantemente aria calda. Anche le lampadine concorrono a scaldare gli ambienti, perchè sono ancora quelle ad incandescenza.

faglie giapponesiIl Giappone dunque, sdraiato su una spaccatura della terra dove il calore preme in ogni luogo per fuoriuscire con violenza, ha preferito mettere in gioco enormi potenze tramite le centrali nucleari e il carbone, piuttosto che percorrere la via del risparmio energetico e dello sfruttamento delle fonti inesauribili.

Per molti aspetti la tecnologia italiana è più all’avanguardia rispetto a quella giapponese, o almeno più sostenibile, eppure qui sembra di essere in un luogo decisamente più vivibile e “tecnologico”. Il motivo è che le cose funzionano al meglio delle loro possibilità, essendo gestite, mantenute e manutenute in modo meticoloso e puntuale.

treni con graffititreni giapponesiBasti pensare ai trasporti pubblici: paiono anni luce avanti rispetto ai nostri, eppure non siamo di fronte a forme di teletrasporto, ma semplicemente a treni in perfetto ordine, che partono ed arrivano all’orario prestabilito, senza graffiti che ne oscurino i vetri e macchie sui sedili.

Queste riflessioni rendono ancora più amara la realtà. Sarebbe stato preferibile constatare che in Giappone si avvalgono di tecnologie per noi irraggiungibili, piuttosto che vedere tecnologie equiparabili, ed a volte persino obsolete, e una società all’avanguardia grazie al senso del bene comune, al rispetto altrui e delle regole. trenitalia-multa-ritardo-treno

Due templi in due giorni

Domenica siamo andati a visitare un tempio. Sembra strano che ci siano tanti templi, ma è così, infatti a Kyoto ce ne sono circa 100.  DSC_6655Appena varcate le porte del tempio Rokuonji ci troviamo davanti a un parco con pini ad ombrello, aceri, gimki e un laghetto nel quale si specchia una grande struttura in legno dorato. Quella è la parte più importante del tempio, che si chiama Padiglione d’Oro, perché contiene le reliquie del Budda. Con la mappa del tempio abbiamo percorso i sentieri del parco. Prima di proseguire verso i giardini del palazzo imperiale ci siamo goduti un buon gelato!

DSC_6688Il giorno seguente siamo andati a visitare un altro tempio: Kiyomizu-dera. La strada per arrivare al tempio è in salita e fiancheggiata da negozi di kimono, dolci tipici, statuette del Budda e altri oggetti.

Arrivati in cima ci troviamo davanti a una lunga scalinata di pietra con ai lati due grandi statue talmente attente e impegnate a proteggere il tempio che sembrava gli si infuocassero gli occhi!

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All’interno ci sono tanti edifici ognuno dei quali contiene un Budda. Gli edifici sono completamente immersi in un bosco ed è piacevole camminare in quei piccoli sentieri ombreggiati, si sta bene e non si ha il problema del caldo. Uno di questi ci conduce ad una pagoda rossa splendente che, vista dai templi vicini sembrava un vulcano ricoperto di lava brillante!DSC_6728

Scendendo infine una scalinata di pietra si arriva ad una cascata sacra le cui acque sembra che abbiano poteri terapeutici. Così ci siamo messi in coda per bere anche noi quell’acqua: era buonissima, ma che noia la coda!

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Tutto molto stretto

Kyoto ha un milione e mezzo di abitanti, all’incirca come Milano. Nulla a che vedere con le megacities cinesi, dove Hangzhou con i suoi sei milioni e rotti era poco più che un paesone.

Eppure anche qua tutto è stretto e compatto, in particolare nelle viuzze del centro. Spopolano dei modelli di automobili mai visti da noi, che sembra siano state schiacciate ai lati. DSC_6607E si capisce subito a cosa servono, visto che si possono incastrare alla perfezione.

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O quasi…

 

 

 

 

 

Interessante poi la distanza tra le case, se ti affacci alla finestra puoi saltare sul tetto del vicino…

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E dunque anche trovare posto per le bici diventa una sfida.

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I locali non se ne fanno però alcun problema, precisi, rigorosi e rispettosi delle regole come sono. Siamo pur sempre nel paese degli alberghi a capsule!

I rituali buddisti

DSC_6702Mentre aspettavamo che spiovesse sotto la copertura a volta di una galleria commerciale, Pietro Luca e Andrea sono stati invitati ad entrare in un tempio buddista da una donna con due bambini di circa sei e otto anni. Con curiosità e titubanza si sono avvicinati alla donna che, con un gesto delicato, ha porto a ciascuno di loro una moneta. Uno alla volta hanno gettato l’offerta dentro ad una grande struttura in legno simile ad un lavatoio, posta di fronte all’altare, sopra alla quale due robuste corde parevano sospese su un baratro di cui non si scorgeva la fine. Tutti insieme hanno afferrato e scosso con forza la corda più grossa, formata da più filamenti colorati e da un medaglione metallico posto vicino all’estremità superiore che, colpendone un altro, ha diffuso nel piccolo tempio un suono lieve ed acuto, inghiottito anch’esso in breve tempo nel baratro dell’offertorio. A fianco c’era la seconda corda, i cui filamenti avvolgevano come forti dita ossute un martello che, grazie all’energica sferzata dei cinque ragazzi, ha fatto risuonare una grossa campana, producendo questa volta un suono grave. Ora che avevano destato l’attenzione del Budda, era giunto il momento di salutarlo unendo le mani in preghiera ed abbassando lievemente il capo ad occhi chiusi.

Dopo questo gesto di profonda condivisione, la donna e i ragazzi si sono accomiatati scomparendo in un attimo nella folla da cui erano emersi pochi istanti prima.

Anche in Cina avevamo avuto la fortuna di esser accompagnati nei rituali buddisti in un tempio nei pressi di Hangzhou, e sebbene allora come ora nessuna parola fosse stata scambiata, i momenti vissuti sono stati così profondi da rimanere indelebili nei nostri ricordi.

 

I luoghi sacri

Durante il fine settimana abbiamo potuto iniziare ad assaggiare questa città costellata di templi e santuari, luoghi sacri in cui è custodita la fede degli uomini e i pochi spazi verdi rimasti a Kyoto.

DSC_6671Nel parco del Tempio Rokuon – ji, i grilli friniscono senza sosta, mentre le carpe multicolore si affollano mute vicino alle sponde dei laghi. Le timide tartarughe si affrettano a immergersi nelle acque torbide per celarsi agli sguardi indiscreti dei turisti, e i pini gentili protendono al massimo le numerose braccia per donare sollievo a chi gode della loro ombra. DSC_6677

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20140718_173909Sulla spianata infuocata del Tempio Nishi Honganji, due maestosi ed imponenti alberi di gimko si ergono come guardiani, e le migliaia di ventagli verdi della loro chioma fremono lievi ad ogni sospiro del vento.

Quando si varcano le possenti porte che conducono dentro a uno di questi luoghi sacri si ha la sensazione di entrare in un tempo e in un luogo infinitamente lontano dalla città che tutto attorno lo assedia. Anche in Cina ricordo di aver vissuto emozioni analoghe.

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Degni di una menzione speciale…..

……..sono i water! Sì, proprio loro. Ad iniziare da quello che abbiamo in casa a Kyoto. Sopra alla cassetta dello scarico è presente un piccolo lavandino il cui foro di scarico porta direttamente nella vaschetta. Dopo aver scaricato, l’acqua esce da un tubo arcuato posizionato sopra il lavandino e può esser utilizzata per lavarsi le mani, prima che vada a riempire nuovamente la cassetta. Un piccolo ma interessante esempio di risparmio idrico.DSC_6648

Ma questa è solo la versione base, quella super accessoriata, presente in quasi tutti i luoghi pubblici, è dotata di una sorta di pulsantiera a fianco della tazza con numerosi comandi che permettono di simulare il rumore dello scarico (il motivo non è chiaro, forse per coprire altri tipi di rumore?) o spruzzare l’acqua verso l’alto a getto o a doccia per fare il bidet (ovviamente anche la pressione dello spruzzo può essere selezionata, un pò come lo zucchero nel caffè dei distributori automatici). Più che in un bagno, sembra di essere in una cabina di pilotaggio. Va da sé che non troverò mai il coraggio di schiacciare quei comandi, e quindi tutto quello che accade realmente ce lo dovremo far raccontare, o magari vedere in qualche video su internet.

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Lo scivolo di pasta

20140717_192800Ieri i ragazzi che lavorano con papà ci hanno organizzato una festa in università. E’ stata una grandissima sorpresa quando da lontano ho scorso una piccola tettoia con sotto una tavola piena di cibi e bevande tipici: noodles (gli spaghetti giapponesi e cinesi), the verde, sushi e insalata. Tanti amici ci aspettavano per una festa, una bellissima festa…

Man mano che mi avvicinavo notavo sempre più cose sotto quella piccola tettoia ma solo quando sono arrivato molto vicino ho notato quattro lunghe canne di bambù tagliate a metà, collegate tra di loro e sostenute da tre piedistalli, dentro alle quali scorreva dell’acqua. L’ho osservato bene: sembrava proprio uno scivolo d’acqua in miniatura con in fondo uno scolapasta appoggiato sull’erba. Proprio in quel momento una ragazza ha preso i noodles, si è messa vicino alla canna più alta e ha iniziato con le bacchette a versarli dentro l’acqua. Intanto un altro ragazzo ci ha dato una scodella con del brodo di pesce e ci ha mostrato che dovevamo prendere gli spaghetti con le bacchette prima che finissero nello scolapasta e metterli nel brodo per poi mangiarli. Qua si può vedere un video.

Io ci ho provato e riprovato, ma niente, non riuscivo a prenderli. Perseverando alla fine ci sono riuscito (con una mia tecnica personale).

E’ stata una bellissima festa, proprio come immaginavo!