About Mario

Oltre ad occuparmi di rifiuti per mestiere, mi intrigano la mobilità ciclabile e quella elettrica. E di conseguenza il viaggiare, da cui sto diventando sempre più dipendente

Onsen, onsen e ancora onsen

DSC_7595L’ultima locanda dove siamo approdati, a Norikura Kogen, è l’apoteosi dell’onsen. Questa vera e propria istituzione nazionale, sulla quale ci siamo già soffermati in precedenza, si manifesta qua con due vasche, una interna e una esterna (rotenburo), ma soprattutto con un’acqua straordinaria: lattiginosa e dall’intenso odore di zolfo, non è eccessivamente calda come a Nozawa, e ti lascia una pelle favolosamente vellutata. C’è un detto secondo cui tre giorni di immersioni in queste acque metterebbero al riparo dalle malattie per ben tre anni.

La vasca dell’onsen, sempre rigorosamente separata per uomini e donne, può essere anche piccolissima, poco più di una vasca da bagno, ma il contesto e il rituale sono sempre i medesimi. DSC_7600C’è infatti un’anticamera dove ci si spoglia, seguita dal locale con la vasca, contornato da alcuni rubinetti e doccette. DSC_7596Sgabelli di plastica e piccoli secchielli per l’acqua completano la dotazione, poiché la regola fondamentale prevede che ci si lavi accuratamente tutto il corpo prima di entrare nella vasca.

Per tornare alla nostra locanda, le stanze sono in stile giapponese, con tavolino basso, tatami e futon, e naturalmente prive di servizi igienici privati. Quelli in condivisione constano semplicemente di un lavandino e due wc. La doccia non c’è, poiché il luogo in cui ci si lava è proprio l’onsen. Dunque l’onsen non è come la spa di un albergo, dove uno decide se andarci o meno. Bensì parte integrante dei servizi, in quanto luogo dove ci si lava il corpo, ci si rade e ci si spazzola i denti. Mi sono infatti sentito un po’ fuori luogo a farmi la barba nel normale lavandino…DSC_7555

Mobilità elettrica, che delusione

10492304_10204665591983915_5996054336052759666_nLe mie aspettative sullo sviluppo della mobilità elettrica nel Paese dove si produce il modello più venduto al mondo, e dove la diffusione della rete di ricarica rapida pare essere la più capillare, sono andate del tutto deluse. Una ventina di Nissan Leaf avvistate in un mese e mezzo, anche se molte di più di quelle che ho visto in un anno intero in Italia, non si possono certo definire un successo. E di altri modelli nemmeno l’ombra. Ad esempio quella che si trova in Italia come Mitsubishi MiEV qua è un normale modello a motore a scoppio. Trionfano invece le ibride, Toyota Prius in testa.

Anche la rete di ricarica veloce CHAdeMO non è parsa affatto visibile. Probabilmente la maggioranza delle colonnine sono in luoghi privati, in particolare presso i numerosi rivenditori Nissan. Nulla di paragonabile ad esempio con il Canton Ticino.

Dunque anche qua la mobilità elettrica è allo stato pionieristico, e almeno su questo aspetto non veniamo umiliati.

Tutto sempre sotto controllo, anche in alta montagna

In Giappone i treni si fermano in stazione in modo tale che le porte coincidano esattamente con le segnalazioni poste sulla banchina. Queste ultime sono naturalmente differenti in funzione della specifica tipologia di convoglio e della sua lunghezza, ben illustrate con schemi esplicativi. Non un centimetro più avanti, non un centimetro più indietro, per far entrare velocemente i passeggeri, nel frattempo rigorosamente disposti in fila indiana.

Tanto per fare un altro esempio, a colazione in un grande albergo mi hanno consegnato un tagliando plastificato da tenere sul tavolo con scritto da una parte “occupato”, dall’altra “terminato”. Così che non ci possano essere fraintendimenti.

DSC_7501La Tateyama-Kurobe Alpen Route è un famoso itinerario montano nelle Alpi giapponesi, che combina l’utilizzo di differenti mezzi di trasporto per una splendida traversata che culmina ai 2400 m di Murodo. Qua la mania per la precisione e il controllo di tutto si può manifestare al meglio. I vari mezzi (filobus in galleria, funicolare, funivia, altro filobus) sono sincronizzati perfettamente tra di loro per evitare lunghe attese anche nei periodi di massimo afflusso.DSC_7463 Il personale, sempre molto numeroso e continuamente inchinato, regolamenta anche le modalità di disposizione delle code per l’attesa, sempre con grande sforzo di mimica. Ogni singola cosa è spiegata nei minimi dettagli, con cartelli, voci, video che indicano anche il numero esatto di scalini che si dovranno affrontare nella tappa successiva. DSC_7472Se a questo aggiungiamo un approccio commerciale che, seppur sempre sobrio, è onnipresente con negozi di cose da mangiare e souvenir ad ogni tappa, ci si sente veramente molto intruppati e poco liberi di “divagare” almeno un po’, rispetto ai modi e ai tempi prestabiliti.DSC_7473

 

Poi però ti ritrovi immerso nell’onsen più alta del Giappone a 2450 m di quota… e ti fai una ragione di tutto ciò.

Sarei però molto curioso di vedere le reazioni dei giapponesi di fronte a qualcosa che faccia saltare tutta questa meticolosa programmazione. O forse no…

Le vacanze sono già finite?

No, non per noi, che abbiamo davanti ancora una settimana. Ma per i giapponesi, verrebbe da chiedersi.

Arriviamo stasera a Hakuba, la più importante stazione sciistica delle Alpi giapponesi, fulcro delle principali competizioni delle Olimpiadi invernali di Nagano. Una Chamonix Mont Blanc del Giappone, dunque. Nel piccolo albergo siamo gli unici avventori, tanto che ci danno la possibilità di usare due stanze a fronte dell’averne prenotata una. Il centro del paese, nel quale ci rechiamo alla ricerca di un posto per cenare, ricorda le nostre località montane nel periodo morto della stagione, diciamo in una sera feriale di Novembre. Non c’è anima viva in giro, e buona parte dei locali sono chiusi. Troviamo però un posto dove, anche qua unici avventori poco prima della chiusura delle 21, mangiamo degli ottimi oyaki (la specialità di Nozawa onsen, da cui arriviamo, ndr). Facciamo poi due passi veloci nella penombra, cercando di immaginarci lo struscio serale di Rue Paccard di Chamonix in una domenica di metà Agosto, nel pieno delle vacanze di italiani, francesi & C.

Parlando con colleghi di lavoro di oltralpe, scandinavi in particolare, noi italiani veniamo sfottuti per il fatto che chiudiamo bottega praticamente per tutto il mese di Agosto (oddio, i danesi lo fanno a luglio…) Qua invece, come già accennato, le vacanze si concentrano in tre giorni attorno a ferragosto, con al massimo la concessione di agganciarci sabato e domenica per arrivare a cinque. Dunque evidentemente questa sera, domenica 17, è finita per tutti, e si ritorna al lavoro!

Chiudo con un veloce aggiornamento su tutt’altra tematica: abbiamo scoperto che esiste una versione del wc super-tecnologico che prevede anche l’asse riscaldato! E ce l’abbiamo in camera!!

Metri e metri di neve

Nozawa onsen è una località sciistica situata a 600 m di altezza, con un comprensorio il cui punto sommitale culmina a 1600 m. Eppure ogni inverno viene puntualmente sepolta da metri di neve. DSC_7348

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Se si considera che ci troviamo attorno al 35-esimo parallelo (Malta) la cosa risulta ancora più inspiegabile. Invece il motivo di queste abbondanti nevicate è da ricercare nella particolare posizione geografica del Giappone, che si affaccia verso il nord est del continente asiatico (Siberia!), dal quale è separato da un braccio di mare relativamente caldo e stretto. Quindi le gelide masse d’aria di origine siberiana hanno giusto il tempo per caricarsi di umidità senza riscaldarsi troppo, e poi scaricare tutto quanto accumulato appena incontrano i rilievi della costa occidentale del Giappone. Soprattutto Alpi giapponesi e Hokkaido. Una spiegazione molto più dettagliata è fornita qua.

Una situazione di questo genere è un paradiso per gli sciatori, che arrivano anche dall’Australia, attirati da costi relativamente più bassi di quelli europei o americani (e mancanza di fuso orario!), ma può diventare un incubo per la popolazione. Molte case hanno un accesso diretto al secondo piano, c’è il rischio di collasso dei tetti ed è necessario creare dei corridoi di passaggio tra una casa e l’altra. D’altro canto l’ampia disponibilità di acqua calda di origine sotterranea ne consente l’utilizzo su molte strade per mantenerle pulite anche durante le precipitazioni più intense.

Delle vasche di acqua infuocata!

Dopo  la cena al ristorante italiano ci siamo diretti all’onsen più vicina a casa nostra che è anche la più curativa. Le onsen sono vasche con acqua molto calda, ed alcune fanno molto bene al corpo. Viene utilizzata come un “bagno” dove si lavano, si fanno la barba… Appena abbiamo varcato la porta ci siamo tolti le scarpe (in retromarcia per lasciarle in perfetto ordine) e i vestiti. Per rispettare la regola ci siamo insaponati e lavati prima di entrare nella vasca e alla fine eravamo pronti per tuffarci. Subito io e i miei fratelli abbiamo capito che, in effetti, era un “pochino” calda (infatti è la più calda del villaggio)!

20140812_214519Vedendo che non riuscivamo a entrare in quella vasca bollente un signore ha aperto il rubinetto dell’acqua fredda e poco per volta la vasca si è rinfrescata.

 Finalmente siamo riusciti ad entrare e con qualche bacinella ci siamo divertiti molto anche se all’inizio pensavo che mi sarei annoiato!

Pietro

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In onore di mio suocero

Pino Camera è monferrino doc, soprattutto quando si mette ai fornelli. Ed è un cultore di un piatto mitico della cucina povera piemontese, la bagna caöda. Bene, dove voglio andare a parare? Dopo un mese di astinenza totale dalla cucina nostrana, questa sera nella ridente località di Nozawaonsen (un posto incredibile di cui parleremo successivamente) ci siamo infilati in un ristorante italiano gestito da un giapponese. Ci è stato consigliato dalla simpaticissima ragazza dell’agenzia.20140812_195632

Ebbene nel menu compariva proprio la bagna cauda, e non ho potuto esimermi dal provarla. L’unica cosa veramente uguale all’originale era il tegamino di terracotta. Le verdure infatti erano tutte cotte oppure in pastella. E naturalmente nessun finocchio, né sedano, né tantomeno il fondamentale cardo gobbo. Sostituite dalle immancabili zucca e radice del fiore di loto. La salsa invece ricordava vagamente quella che faceva mia mamma, con panna (o latte?) per smorzare un po’ l’esuberanza dell’aglio.20140812_20475120140812_204944

Usciti da lì abbiamo sperimentato il primo onsen dei tredici disponibili gratuitamente, ma questa è un’altra storia…

 

E dopo la pioggia venne il sereno

Invidiosi delle notizie che giungevano dall’Italia, con un mese di luglio e un inizio agosto più piovosi di sempre, non ci siamo fatti mancare un bel ciclone tropicale. Halong in realtà ci ha solo lambiti, ma è stato sufficiente per avere tre giorni di vento e piogge torrenziali, intervallate da qualche momento asciutto. Il fiume Kamo si è ingrossato un bel po’, ma complessivamente la città ha retto bene e l’acqua ha drenato senza problemi.

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Se poi aggiungiamo che in questi giorni i tre sono stati alle prese con problemi intestinali, si può immaginare che gioia… L’ottima cena a casa del Prof. Takaoka, poco dopo la fine delle precipitazioni, è stata come una luce in fondo al tunnel. Il suo bagno ha comunque ricevuto un discreto numero di visite.

Nel frattempo la città si sta svuotando per la festività buddista di Obon, e anche noi domani partiamo per le Alpi giapponesi.

A proposito di mobilità ciclabile

Un doveroso aggiornamento sull’utilizzo della bicicletta a Kyoto. E’ piuttosto diffuso, molte bici a pedalata assistita con doppio seggiolino, numerose pieghevoli, parecchie bici modaiole e bici da corsa spesso di marca italiana. Quasi tutte le case hanno rastrelliere al coperto, spesso all’interno di appositi locali. Peccato che non esista alcun servizio di bike sharing.

L’aspetto curioso è però il forte contrasto che si osserva tra utilizzo e sosta delle due ruote a pedali. La seconda è rigidamente regolamentata fino all’ossessione, in pieno stile giapponese. Non è pensabile lasciare legata la bicicletta ad un palo o a una cancellata, pena la probabile rimozione, il pagamento di una multa e soprattutto la necessità di andarsela a riprendere in qualche scomodissimo deposito dalla parte opposta della città. Dunque, come per le macchine, si trovano efficientissimi parcheggi a pagamento, totalmente automatizzati e spesso anche coperti, dove ritirare il mezzo.

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L’utilizzo è invece lasciato alla deregulation più assoluta, con ciclisti che vanno come dei pazzi e ti sbucano silenziosamente da tutte le parti. Nelle strade strette delle vie del centro, così come nei più larghi marciapiedi o agli incroci. L’unico incidente che ho visto fino ad ora è stato quello tra due ciclisti.

Stranezze nipponiche

Dei water super tecnologici abbiamo già parlato qua. Ma di cose curiose in giro se ne vedono molte. Eccone alcune.

E’ normale che i vari piatti disponibili nei ristoranti vengano replicati in vetrina con dei modellini. Questo però aggiunge una interessante nota di dinamicità e realismo.
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Gli ombrelli sono una presenza costante, poiché come in Cina vengono utilizzati anche per ripararsi dal sole. Qua sotto la dimostrazione della tenuta impermeabile garantita. Sarà per chiarire che non è di quelli solo per il sole…

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Ma se uno pensa che ottimizzino il duplice utilizzo si sbaglia: quello per la pioggia è spesso trasparente…

Ecco l’immancabile deposito ombrelli con chiusure di sicurezza individuali.

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Per reggere le barre orizzontali delle transenne dei lavori: elefantini, ma anche giraffe, scimmiette e altri animali.

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Una descrizione di estremo dettaglio delle varie modalità con cui i cervi di Nara possono infastidire i visitatori. Le avranno davvero considerate tutte?

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I sedili dei treni Shinkansen ruotano di 180 gradi in modo che i passeggeri siano sempre rivolti verso il senso di marcia. Questo però significa che si può liberamente disporli a salottino.

Il personale dello Shinkansen effettua un inchino tutte le volte che entra e quando sta per uscire dalla carrozza. Ma con tutti questi inchini come la mettiamo con il mal di schiena? O forse è proprio grazie a quelli che i muscoli dorsali si rinforzano e si previene il problema?

Questa è una delle più assurde. In piscina più volte al giorno una voce all’altoparlante invita le persone ad uscire da tutte le vasche e ad attendere fino a quando uno dei bagnini, sotto gli occhi di tutti, ha percorso a piedi tutte le corsie, è uscito, si è asciugato, rivestito ed è pronto a riprendere il proprio lavoro. Ma attenzione alla spiegazione: lo fanno perché può talvolta capitare che qualche bambino, perso di vista da un genitore intento a fare altro, anneghi. Il bagnino dunque scruta per bene per vedere se qualcuno è rimasto sul fondo. A parte l’aspetto macabro della cosa, si tratterebbe comunque di un ritrovamento a posteriori, e quindi?

DSC_7497Ovunque si entra scalzi, anche nello spogliatoio della piscina. All’ingresso dei bagni ci sono delle ciabatte di plastica “da vecchia” (definite così da Pietro) di uso condiviso.
La gente esce in retromarcia dai bagni per lasciare le ciabatte posizionate in modo corretto per chi dovrà utilizzarle successivamente.

Il rapporto con le ciabatte è in generale piuttosto complesso. Anche i bagni degli alberghi sono dotati di ciabatte dedicate, da utilizzare unicamente in quel metro quadrato.DSCN1083

Ad Hakuba le seggiovie possono funzionare in assetto invernale o in assetto estivo.

DSCN0445Quest’ultimo prevede che i punti di sostegno su ciascun pilone vengano abbassati in modo da fare letteralmente sfiorare il terreno con i piedi, ed apprezzare meglio la flora. E forse anche per aiutare chi soffre di vertigini… D’inverno ritornano invece all’altezza normale, anche perché qua la neve non manca!