About Mario

Oltre ad occuparmi di rifiuti per mestiere, mi intrigano la mobilità ciclabile e quella elettrica. E di conseguenza il viaggiare, da cui sto diventando sempre più dipendente

Bye bye oil

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Più di tre anni di esperienza e oltre 50000 km percorsi totalmente in elettrico sono il presupposto per affrontare il grande salto e affrancarsi dal fossile. La differenza tra un mezzo elettrico e uno convenzionale è abissale, e si fa sempre più fatica ad accettare l’impatto e l’inefficienza di questi ultimi. In questi tre anni abbiamo assistito anche al “Dieselgate”, che è solo la punta dell’iceberg di una situazione che abbraccia l’inganno legalizzato (i trucchetti tollerati nelle prove di omologazione) e la truffa vera e propria (il software che riconosce lo svolgimento del test al banco e dunque regola la gestione del motore di conseguenza). La sostanza è che dallo scarico dei veicoli fossili esce molto di più di quanto dichiarato, ed esce ad altezza di bambino tutti i giorni e su tutte le strade. Senza parlare di tutti quei catorci che girano impunemente rilasciando fumate nere ad ogni accelerazione. E questo, per quanto mi riguarda, non è più accettabile nel 2016, quando le alternative esistono eccome.
C’è poi l’altro tema, ancora più grande perché ci coinvolge tutti, del riscaldamento globale che ci sta sfuggendo di mano e degli impegni presi con l’accordo di Parigi. Ciascuno di noi deve dare il proprio contributo alla decarbonizzazione della società, e una delle strade è quella della mobilità elettrica alimentata prevalentemente da fonti rinnovabili.

dueDunque addio al vecchio diesel, che pur tante soddisfazioni ci ha dato, in particolare nel 2012 quando ha rimpiazzato egregiamente il camper, spiaggiato per un’avaria elettronica proprio durante la partenza per la Svezia. Ma ormai i tempi sono cambiati.
E come si risolvono le situazioni dove anche la Leaf 30 non riesce a farcela? Come ultima spiaggia c’è il noleggio, siamo o non siamo nell’era della sharing economy?

Dalle stalle alle stelle

Passare dal Piemonte alla Svizzera è come entrare in un’altra era geologica della mobilità elettrica. Il Piemonte è tristemente noto per essere una delle regioni più arretrate, forse anche a causa dell’influenza di una certa casa automobilistica non proprio votata alla causa elettrica. In Svizzera invece le ricariche rapide sono diffuse e ben posizionate lungo i principali assi viari, e molte attività commerciali dispongono di stazioni di ricarica lenta.
Tra noi e la Svizzera c’è di mezzo il Sempione, 2000 m di quota a 125 km da casa. Siamo al limite anche con la Leaf 30, considerando che fa ormai freddo e che siamo in 5 a pieno carico. Serve dunque un Piano B, ma anche un Piano C e D.
Persone conosciute ad una festa mi avevano parlato di una nuova colonnina a Gravellona, collocazione strategica in quanto non comporta deviazioni. Due settimane di telefonate non mi hanno permesso di venire a capo della cosa, ma ci proviamo lo stesso. Bella colonnina ABB, installata già da tempo, attiva ma non ancora funzionante.
E qua scatta il primo errore. Si devia su Verbania, 12 km fuori dall’itinerario, per fare un po’ di ricarica durante la colazione al bar. La colonnina, già testata una volta, non ne vuole sapere di funzionare, quindi niente rabbocco (o meglio, solo quello alimentare).
Dunque si riparte verso il Sempione, sapendo di essere al limite. La percentuale di carica residua scende in fretta mentre serpeggiamo in mezzo ai colori straordinari dell’autunno. Troppo in fretta rispetto ai km mancanti alla vetta. A meno di 8 km, prima dell’ultima rampa, si scende sotto al 5%, non è saggio continuare, si fa inversione. La navetta ferroviaria è poco più in basso, nella discesa la batteria risale al 17%, ma arriviamo qualche minuto dopo la partenza del treno… il successivo è dopo un’ora e mezza, siamo stati sfortunati. Scendiamo di pochi chilometri a Varzo, dove siamo tecnicamente spiaggiati.img_20161030_133623

Finalmente la navetta, dove almeno ci si può permettere il lusso di tenere accesa l’auto e il riscaldamento. All’uscita dal tunnel siamo nel mondo dorato della Svizzera! Subito una ricarica rapida gratuita, collocata strategicamente all’inizio della salita del Sempione. Ne approfittiamo per pranzare e poi si riparte per i bagni di Saillon. E qua la vera sorpresa positiva del viaggio. Una bellissima colonnina inaspettata, libera e gratuita. Inaspettata perché alla mia specifica richiesta di qualche giorno prima mi avevano risposto che non c’era nulla, ma che sarebbe stata installata in futuro. I sacri siti delle colonnine (Chargemap, Plugshare) effettivamente non la contemplavano. Saremo forse stati i primi ad utilizzarla?

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L’ultima tratta fino a Chamonix passa in scioltezza. Serve il 26% della batteria per superare il Col de la Forclaz, poi si scende, si risale e si riscende ancora. In totale arriviamo con il 58% di batteria residua, e a casa si può anche fare una ricarica di fortuna. Oppure tre prese nel parcheggio pubblico sotterraneo. Non siamo in Italia…

Sulla vicenda Volkswagen

In un mondo occidentale dove l’attenzione alla tematica ambientale è sempre più CO2-centrica, può sembrare strano che questa incredibile vicenda sia in realtà legata ad un altro inquinante, gli ossidi d’azoto (NOx). Tant’è che nei fiumi di commenti che circolano si iniziano a vedere affermazioni del tipo “un semplice inquinante che tutt’al più può generare qualche irritazione dell’apparato respiratorio”.

Ora, è bene chiarire che gli ossidi d’azoto sono inquinanti molto pericolosi per la salute dell’uomo e dell’ambiente, in quanto oltre ad esercitare tali effetti irritanti, sono coinvolti in numerosi altri fenomeni di inquinamento: tra i principali vi sono le cosiddette “piogge acide”, la formazione di smog fotochimico (particolarmente insidioso nelle calde giornate estive), la formazione di polveri sottili. Dunque non c’è proprio nulla da minimizzare, né è possibile abbassare la guardia, soprattutto in aree come la Pianura Padana dove la problematica dell’inquinamento dell’aria è ancora molto rilevante.

Ma a differenza della CO2, dove l’emissione è direttamente proporzionale al consumo di combustibile, gli NOx dipendono direttamente dalla conduzione del processo di combustione, ma soprattutto possono essere abbattuti con appositi dispositivi. Che però sono costosi e implicano ulteriori complicazioni tecnologiche e gestionali nei motori diesel, che già particolarmente semplici non sono. Dunque la scelta di truffare è stata guidata unicamente da considerazioni di risparmio economico, non certo da insormontabili difficoltà tecniche.

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La rete dei Supercharger Tesla prevista per fine 2016 in Europa

Mentre fior fior di intelletto veniva utilizzato per individuare sofisticate tecniche di imbroglio, altrettanto intelletto lavorava, dall’altra parte dell’Oceano, per realizzare nuove sensazionali vetture completamente elettriche, per predisporre una rete di ricarica dedicata ad alta potenza, nonché sistemi di accumulo dell’energia che consentano di ottimizzare la produzione da rinnovabili. Insomma, di rivoluzionare in senso ecologico il trasporto privato su strada, preoccupandosi anche di mettere a disposizione di tutti i propri brevetti.

Viste in quest’ottica, la “strategia” e la “visione” di VW appaiono ancora più deludenti e disarmanti.

Achill Island

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In ogni viaggio che si rispetti c’è un luogo che ti fa raggiungere il climax, e ti consente di ritenerti soddisfatto e appagato. Meglio ancora se si tratta di un luogo inaspettato, e non una delle “due stelle del Touring”, perché così l’effetto sorpresa è ancora più forte. Questa volta lo abbiamo trovato ad Achill Island, un’isola collegata alla terraferma da un breve ponte sulla costa occidentale del Mayo. DSCN8841Altissime scogliere sferzate dal vento dell’Atlantico e raggiungibili inerpicandosi su stradine impervie oppure su scoscesi prati fradici d’acqua, immense spiagge che invitano a gelidi bagni in mezzo a surfisti dotati di muta (facendo attenzione alle pericolose correnti di ritorno), un vasto e rilassato campeggio sul machair, un piccolo sparuto luna park felliniano che alle 23 chiude i battenti, un unico affollatissimo pub con musica irlandese. DSCN8870Luoghi senza tempo, estremamente fascinosi, dove nel passato giungeva addirittura una ferrovia, ora trasformata in percorso ciclabile. Ma dove tuttavia i resti del villaggio fantasma di Slievemore, abbandonato a seguito della grande Carestia, ricordano quanto possa essere duro condurre una vita normale da queste parti.

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English Rose

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Con una di quelle deviazioni improvvisate che ti capitano solo in camper, una innocua sosta per il pranzo nella campagna inglese lungo la strada per Holyhead si tramuta in una scoperta sensazionale. Nella sconosciuta località di Tonimageg, poco ad Ovest di Birmingham, piombiamo nel regno della rosa di David Austin, dove stupendi giardini espositivi invasi da oltre 700 varietà di rose allevate con cura maniacale in un contesto 100% British ci convincono ad acquistarne una, che diventerà la mascotte del viaggio

Correva l’anno 1994

Anche questa volta scatta l’inevitabile amarcord. Irlanda 1994, in moto da studenti un po’ sgualdrappati, con un’attrezzatura abbastanza improvvisata. Una decina di giorni quasi sempre sotto la pioggia, ad eccezione della giornata sulle Aran.image
Sul traghetto dell’andata ricordo molto bene i fiumi di birra scura, pinte su pinte ordinate prima ancora che finissero quelle precedenti.
Quest’anno con il comfort del camper, ma la traversata si presenta molto impegnativa, preceduta come è stata da una notte di raffiche di vento al porto di Holyhead. E infatti di pinte di birra nemmeno l’ombra…image

Le bianche scogliere di… Calais

La ricerca della novità è naturalmente il sale di ogni viaggio, ma è anche bello sapere di poter contare su alcune certezze, soprattutto nei lunghi trasferimenti. Quello fino a Calais è una replica di due anni prima, sempre lungo l’itinerario allungato per stare alla larga dalle carissime autostrade francesi.IMG_20150729_191324
Innanzitutto la prima notte sul Passo del San Gottardo, alla ricerca di un po’ di frescura, che quest’anno ci ha però addirittura accolti tra vento, pioggia e nubi basse, con visibilità di pochi metri. Poi i paesini sconosciuti della Germania e del Belgio, lungo il confine con la Francia. Ettlingen, Pirmasens, Bad Bergzabern, Arlon, tutti posti che non degneresti di alcuna attenzione, ma che rivelano sempre qualcosa di interessante, nella loro voglia di mettersi in mostra e valorizzare anche quel poco che c’è.IMG_20150730_204648
E poi il rito di Calais, che prevede l’acquisto del biglietto per un ferry al mattino presto del giorno successivo, e quindi la serata godendosi la luce del Nord e il tramonto sulla Manica cenando sulle bianche scogliere della Cote d’Opale. Albione arriviamo!IMG_20150730_204753

E poi venne un giorno

Più di due anni a mettere a punto raffinate tecniche di risparmio energetico alla guida. Sfiorare l’acceleratore come se ci fosse un uovo sotto al piede, studiare le mosse di chi ti precede e le tempistiche dei semafori per sfruttare al massimo il recupero in decelerazione. Viaggiare al freddo (fresco?) in inverno e al calduccio in estate. Calcolare maniacalmente le distanze studiando il percorso più breve e centellinare l’energia sfruttando le scie in autostrada.

E poi in un week end scoprire che già oggi di tutto questo se ne potrebbe tranquillamente fare a meno…

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PS. Qualche dato tecnico. Circa 800 km, ricariche parziali ai Supercharger di Aosta e Martigny, consumo medio 0,19 kWh/km, due passi alpini > 2000 m, discesa da Passo del Gran San Bernardo a Martigny senza toccare il pedale del freno (solo frenata rigenerativa one-pedal feeling), Martigny-casa (via Sempione) 240 km, utilizzando poco più di mezza batteria

In un paese meraviglioso

A Pasqua, con un cambio di decisione dell’ultimo minuto (il bello del camper…) ci siamo dirottati verso un tour etrusco nell’Italia centrale. Pur da esterofilo convinto quale sono, non posso non riconoscere il valore incommensurabile di ciò che secoli di storia, arte e cultura hanno lasciato in questo maledetto Paese, e ben venga l’apprezzabile iniziativa di Autostrade per l’Italia sulla valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico nostrano (cosa che i francesi fanno da decenni…)download

Le Piazze dei Miracoli, del Campo, dell’Anfiteatro, il Duomo di Orvieto, sono tutti luoghi che, appena sbucano da dietro l’angolo di una viuzza medioevale, ti lasciano sgomento, con il groppo in gola in piena Sindrome di Stendhal. Dopo tanto estero, una sana purificazione qua, dietro l’angolo, ci può stare di sicuro.

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Il ritorno alla realtà è però altrettanto drastico e sconvolgente. La situazione delle nostre “mulattiere” gestite da ANAS è ai limiti della decenza, spesso oltre. La SS1 Aurelia lungo la costa tirrenica, piuttosto che le varie altisonanti “SGC” (sì, perché uno straniero sa che SGC sta per “Strada di Grande Comunicazione”, come se le autostrade fossero invece dei percorsi locali) sono delle trappole mortali per gomme e sospensioni, oltre che dei pericoli potenzialmente letali per i motociclisti. Mancano i soldi, evidentemente, visto che le Autostrade a pedaggio sono messe molto meglio (a parte i giunti, ma vabbè). Perché non mettere una vignetta annuale, come in Svizzera, Austria o Solvenia?